Le grotte

Nella valle di Lanaitho si possono ammirare mediante visita guidata e opportuna attrezzatura alcune tra le più grandi e stupende grotte italiane, Su Ventu, Sa Oche, Elihes Artas. Di particolare interesse scentifico si rivela la Grotta "Corbeddu", così chiamata dal nome del più famoso bandito del circondario che si rifugiava negli ultimi anni del secolo scorso. La grotta, che si apre nel calcare giurassico é relativamente piccola e si sviluppa in quattro sale dove recenti e fruttuose ricerche paleontologiche ed archeologiche hanno riportato alla luce i resti fossili umani più antichi della Sardegna risalenti, assieme a reperti ossei di animali estinti e ad una notevole quantità di manufatti litici, al Paleolitico Superiore (circa 15000 anni a.C.).Poco distante Sa Oche affiora il complesso nuragico di "Sos Carros" il cui nucleo centrale é costituito da una probabile "fonderia" che consiste in un ampio ambiente ellittico da cui si dipartono circa dodici ambienti minori e passaggi vari che hanno restituito notevoli quantità di materiali bronzei. Nella parte terminale di Lanaitho, isolato da due profondi ed impervi canaloni, si erge il monte Tiscali che nasconde nel fondo di una profonda e vasta dolina carsica, tra lecci e terebinti, i resti di un complesso nuragico unico nel suo genere. La particolare tecnica costruttiva ed il suggestivo addossamento delle capanne a ridosso di una piccola collina sono caratteristiche esclusive del villaggio di Tiscali, vera perla della civiltà nuragica.

La grotta Corbeddu
La grotta che si sviluppa per 150 metri, risulta per lo speleologo povera di concrezioni di un certo interesse, ma dal punto di vista paleontologico e archeologico, sia per mole di materiale rinvenuto, sia per quello ancora giacente, è forse quella fra le più importanti della valle. In campo paleontologico si ricorda che Mary Dawson, docente ordinaria presso il Carnegie Museum di Pittsburgh (U.S.A.), con la collaborazione del Grippo grotte Nuorese organizzò nel 1968 una spedizione scientifica nella quale vennero rinvenuti, confusi con altri resti scheletri, quelli del Prolagus Sàrdus Wagner, un mammifero scomparso da venti milioni di anni. Successivamente studiando lo scheletro si è capito che si trattava di un roditore diffuso in Europa nel Pleistocene, la cui ultima area di sopravvivenza si ridusse alla Sardegna e alla Corsica. Probabilmente per le popolazioni del neolitico fu una notevole fonte di sostentamento. La fauna ipogeica è ridotta ad alcune rarissime specie di insetti. La grotta è una vera e propria oasi queste specie rarissime di insetti, che per varie cause, sono comunque detinati ad estinguersi. La grotta Corbeddu è caratterizzata in particolare dalla presenza della Patrizicampa Sardoa, veri e propri fossili viventi, facente parte dei dipluri (apterigoti).

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Data di ultima modifica: 09/02/2017

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