Chiese

Sant'Ignazio

Alla chiesa, isolata nella piazza del Collegio, si accede mediante una doppia scalinata appoggiata alla maestosa facciata, suddivisa verticalmente e orizzontalmente in tre parti da lesene e cornici. Concluso da un timpano curvilineo, il prospetto ha finestra e portale in asse.
Il vasto spazio interno ha una navata con tre cappelle per lato intercomunicanti, separate da pilastri reggenti un cornicione aggettante, che serve di imposta alla volta a botte rinforzata di copertura. Un arco trionfale immette nel presbiterio sopraelevato con un altare neoclassico in centro. Ai lati del presbiterio alcuni ambienti voltati collegano la chiesa all'ex-collegio, oggi canonica. A sinistra si erge il campanile a canna quadrata conclusa da una cupola. Esternamente sono visibili i grossi contrafforti che individuano, mediante alti setti murari, la separazione fra le cappelle. I Gesuiti, arrivati in Sardegna nel 1559, avevano nel 1588 già quattro collegi (Sassari Cagliari Iglesias Alghero), cui si aggiunse a partire dalla seconda metà del Seicento quello di Oliena, fondato grazie al legato testamento di due olianesi. I religiosi favorirono la diffusione capillare dell'istruzione nel circondario tanto che con la soppressione della Compagnia di Gesù (1773), la scuola continuò a funzionare (inizialmente con i Gesuiti rimasti e secolarizzati) fino al 1844. Abbandonando chiese e collegi, i Gesuiti li lasciarono incompiuti: nel 1791 la chiesa divenne la nuova parrocchiale ed il collegio fu usato nell'Ottocento anche dai Carabinieri. La presenza dei Gesuiti nel paese fu determinante anche per l'economia, data la diffusione della coltura del gelso (di cui fino a circa vent'anni fa potevano vedersi alcuni esemplari, poi abbattuti nella piazza) e della irrigazione. È dunque comprensibile che il consiglio civico nel 1842 richiedesse, pur senza esito, il ritorno della Compagnia, ripristinata da Pio VII nel 1814.

Santa Maria.
L'aspetto attuale della chiesa è il risultato di profondi rimaneggiamenti, cominciati a partire dagli anni Venti del nostro secolo con la sopraelevazione del campanile, poggiante su un basamento a scarpa di età medioevale. Il confronto con foto d'epoca consente di vedere i radicali mutamenti subiti dalla chiesa, che oggi mostra una veste neo romanico-gotico, mescolando con disinvoltura archi a tutto sesto e acuti.
L'edificio, isolato nella piazza e un tempo circondato dal cimitero, è di forme tanto semplici da sembrare «false», scandite per l'intero perimetro da grossi contrafforti, che divengono obliqui in corrispondenza delle testate del transetto e del presbiterio. Un alto campanile sorge sul lato destro, concluso da una cuspide. Malgrado le trasformazioni e le pesanti ridipinture, anche in colori contrastanti, dell'interno, è possibile «leggere» nella planimetria lo schema gotico-catalano, diffusosi in Sardegna dopo la conquista aragonese: navata con archi di rinforzo e contrafforti (che contenevano eventuali cappelle) e presbiterio (capilla mayor) più stretto e più basso.

Santa Croce
L'oratorio, situato in uno slargo, è sede della confraternita fondata il 16 giugno 1580, ma la sua costruzione può collocarsi nel primo Seicento. Ha un prospetto molto semplice, animato da un coronamento «ondulato» con piccole croci e culminante con un campanile a vela a tre aperture. L'interno rientra nello schema già ricordato con campate separate da archi a sesto acuto e travature in legno e incannucciato. I contrafforti, visibili anche all'esterno, sono in parte oculati, a destra, da un portico ritenuto ricovero per i poveri. Un bel Crocifisso ligneo sovrasta, nell'altare, un'altra statua lignea del Cristo deposto, usata per i riti della Settimana Santa. Vi è poi un tabernacolo ligneo, a base semipoligonale, di gusto seicentesco, scandito da colonnine raccordate con volute recanti teste umane. Oltre all'"Agnus Dei", compaiono rosette decorative in rilievo. È un bell'esempio di arredo sacro il cui uso è da mettere in relazione con la rinnovata importanza data all'Eucaristia dopo il Concilio di Trento.

S. Giuseppe
Esterno e interno sono profondamente segnati da contrafforti che reggono archi a tutto sesto e una copertura a spioventi intonacata.

Buon Cammino
È certamente la più deturpata delle quattro chiese: i prospetti sono pesantemente cementati ed anche l'interno è intonacato con dubbi accostamenti di colore.

S. Anna
L'elemento più caratteristico, entro uno schema che è quello abituale, è il curioso altare in muratura con una nicchia affiancata da due colonne tortili «seicentesche» concluse da una «fiamma».

Bonaria
Isolata su un'altura, ha prospetto a capanno con campanile a vela. I contrafforti esterni compaiono solo sul lato sinistro. Internamente presenta un curioso sistema di gradini obliqui, che isolano il presbiterio, ed un'acquasantiera in muratura.

Nostra Signora d'Itria
L'edificio, nel centro dell'abitato, ospitava la confraternita fondata il 28 maggio 1613. Il prospetto ascrivibile ad una interpretazione non colta di moduli barocchi, richiama quello della Pietà per i terminali a doppia inflessione, ma è impreziosito da un campanile a vela con alte volute. Il portale richiama la tradizione aragonese dell'architrave con mensole, mentre sul lato sinistro è visibile la cornice di una finestra, in parte deteriorata, ma rivelante ancora modi seicenteschi.
L'interno molto semplice consta di due campate ricoperte in legno e canne con archi acuti di separazione. Il vano terminale, oggi deturpato dal tamponamento di archi d'accesso, è suddiviso in due vani voltati a botte, ciascuno con due nicchie; una reca un dipinto, rovinato, ma fresco e ingenuo con cherubini e la Pentecoste, l'altra ha decorazioni in stucco con cherubini e conchiglia.

San Francesco da Paola
La chiesa, cui era annesso un convento, fu sede dei Minimi fino all'emanazione della carta reale di Carlo Emanuele III (1767) che sopprimeva con questo anche gli ospizi di Assemini e Lula.
La facciata semplice e disadorna, prospettante su una piccola piazza, è conclusa da uno sproporzionato campanile a vela a tre luci. L'interno con archi a sesto acuto e copertura in legno mostra un altare affiancato da due aperture ad arco che immettono nella parte retrostante del vano presbiterale. All'altezza dell'ultima campata di destra si innesta una cappella con volta a botte unghiata, che reca dipinti interessanti, anche se non di mano accorta, con tralci vegetali, cherubini e figure allegoriche.

San Lussorio
Appartenente un tempo ad un convento di Frati Minori di S. Francesco d'Assisi, abbandonato nel 1644, ha una facciata dimessa ed animata soltanto dal piccolo campanile. La pianta presenta lo schema gotico-catalano con navata ad archi acuti e tavolato e presbiterio più stretto e rialzato, coperto a crociera. Sia l'altare che i bancali lungo i lati della chiesa sono ricavati in muratura. Sulla destra si apre una piccola sacrestia.

Vergine del Carmelo
Situata in un piccolo piazzale in pendio, ha facciata a capanna con un campanile a vela. L'interno è costituito da due corpi aggregati longitudinalmente, ma differenti per schema ed elementi costruttivi. L'anteriore è un'unica aula con rozze capriate lignee e incannucciato: con un arco a tutto sesto è collegata al secondo vano, rialzato di un gradino e voltato a botte con due unghie per lato. L'altare di fattura novecentesca è sovrastato da una nicchia ricavata nelle murature come i poveri arredi del vano presbiterale.

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Data di ultima modifica: 09/02/2017

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