Il costume tradizionale

Il costume di Oliena, è un patrimonio vivo presente quasi in ogni famiglia e indossato da ragazzi e ragazze nelle festività più solenni: Pasqua, Corpus Domini, San Lussorio e nei matrimoni dove non è raro che anche la sposa lo indossi.
Confezionati in loco e ricamati da abilissime artigiane, ha conservato le sue caratteristiche sia nell' utilizzo dei materiali che nella confezione.
Scomparsa la differenziazione del costume a seconda del ceto sociale di appartenenza in auge in tempi non molto remoti, es. "sa veste" tutta di seta, o "sas pulanigas" (particolare rifinitura della manica della camicia femminile), le uniche varianti sono nei disegni, nei ricami e nelle diverse qualità dei broccati usati.

Il costume da sposa è così composto
- Sul capo il fazzoletto, "su muncadore", di tibet nero (misura 1,20 x 1,20 m) ripiegato a triangolo e posto sul capo arrotolando il bordo con un rinforzo "su chircu"; dai bordi, per quattro lati, partono "sas imulas" rigorosamente intrecciate a mano. Posteriormente il fazzoletto ha un ricco ricamo eseguito con fili di seta e fili dorati e impreziosito da perle e perline colorate.
- La camicia, "sa amisa", di cambri, "trambichi", bianca, ma passata in un colorante che le conferisce il tipico colore azzurrino. Nel collo e nei polsini viene realizzato "su teningiu" e sopra "su horo" evidenziato da un filo rosso. La rifinitura prosegue con "sos vrunimentos" ricamati a punto pieno e vari punti traforati chiusi da "sos ventaglios", pizzo eseguito ad ago con filo sottilissimo.
- Nel collo, posteriormente, "sa collanedda" è finemente ricamata a "puntu de oro, meliheddas, pistoccheddu" ecc...; le maniche molto ampie fuoriescono dal giubbetto formando "sos buffantes".
- La pettorina, "su pettus", rettangolo dello stesso tessuto della camicia ricamato con lo stesso metodo de "sos vrunimentos" è usato per coprire la chiusura della camicia.
- Il busto, "sa pala", copre la parte media delle spalle ed è realizzata con "sa vetta, su bigliudu errau" alternato a pezzi di broccato (attualmente usato pochissimo).
- Il giubetto, "su gippone", di panno rosso guarnito in diverse varianti: broccato, velluto, raso ricamato con fili di seta. Posteriormente si notano le alette terminanti con "sas pupusas"; le maniche sono aperte perché da esse fuoriesce la camicia e sono rifinite con un nastro viola (sa vetta). Ha doppio uso e la parte interna è ricoperta di panno rosso e nastro viola (veniva usato nei periodi di lutto).
- La gonna, "sa tuninca", di orbace, "uresi", color vino scuro, plissettata in vita, "su teningiu", continua con piccole pieghe, "sos ghettos", nella parte inferiore è guarnita con "sa guarnitura" formata da nastrini e perline disposte a formare fiorellini; continua infine con una balza di raso bianco o azzurro ricamato in seta o pitturato. In vita è rifinita con una striscia di broccato o raso ricamato come la balza ed ai lati due aperture "sa mashula", la sottogonna "sa tuninca 'e tela" di tela bianca molto ampia. Il grembiule "sa vranda" di raso nero rifinito con un pizzo nero e ricamato a fiori con filo di seta colorato.
- Le scarpe "sas isharpas" di pelle nera di vitello, ricamate a macchina con seta di vari colori, hanno sul davanti "sa pupusa" (fiocco viola) e sono rifinite con un bordino di pelle di vitello rossa.
- I gioielli sono: la collana "sa gutturada de postas de oro", il girocollo "su sole", la spilla "su vermagliu", tutti esclusivamente d'oro; mentre possono essere d'argento: "s'ispruga dentes" e "sa buttonera".

Il costume maschile
Esso è molto meno elaborato e prezioso di quello femminile e si compone di un copricapo "sa berrita" in tessuto di panno nero lunga 70-80 cm, la camicia di tela bianca con collo tipo coreano ricamato e chiuso da due bottoni d'oro. Sono ricamati anche i polsini "sos brussos".
Il giubbetto, "su gippone", di panno rosso guarnito con un nastro violaceo, "sa vetta", viene impreziosito, dall'altro lato, con "su bigliudu errau" o broccato, a doppio petto senza bottoni. Arriva alla vita lasciando intravedere la cintura "sas intoglias" in pelle nera con intagli e ricami colorati.
Il gonnellino o "carcione de uresi" di orbace nero, plissettato e tenuto su dalla cintura.
I calzoni su “carcione de tela" di tela bianca larghi, portati dentro le ghette, passati, come la camicia in un colorante azzurrino.
Le ghette, "sas migias", di orbace nero, tenute su da una cinghietta e ricadenti a punta sugli scarponi, "sos isharpones", di pelle di vitello nera con stringhe di pelle, "sas urrias", e con la punta arrotondata. Nei periodi più freddi viene indossato un gilet, "sas peddes", di pelli nere di agnello oppure "de pilò" ed è foderato con velluto rigato.

Testo di Caterina Salis

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Data di ultima modifica: 09/02/2017

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