Locoe

Dopo l'occupazione aragonese i Pisani dovettero lasciare l'isola. Ma le lotte contro i nuovi padroni continuarono sotto la direzione del giudicato di Arborea.
Nel 1388, a sottoscrivere il trattato di pace con gli Aragonesi, intervennero anche Oliena, Orgosolo e Nuoro con gli altri paesi della Barbagia, sempre indomiti e avversi a nuovi padroni. In seguito Oliena fece parte della contea di Quirra, il cui feudatario era Berengario Carroz.
La sopravvivenza era difficile per quasi tutti gli abitanti. Il commercio si era alquanto affievolito da quando Pisani e Genovesi avevano abbandonato l'isola, e la Sardegna, sistematicamente sfruttata, era ricaduta nella più nera miseria.
Dai villaggi indifesi molti abitanti confluirono allora nei centri più grossi, diventando spesso oggetto di discriminazione tra la popolazione.Tra Oliena e Orgosolo sorgeva il villaggio di Locoe.
Un piccolo villaggio, a giudicare dalla superficie che ancora oggi ricoprono i ruderi.
Resta ancora in piedi la chiesa di S. Leonardo, un tempo frequentata dagli Orgolesi durante la festa campestre, che offriva l'occasione, a chi aveva qualche congiunto in prigione, di recarsi al santuario e di lanciare un rosario attraverso l'arco che si trova nella chiesa.
Se il rosario superava l'arco, il detenuto presto sarebbe stato liberato. Era la risposta del Santo. Il rito non era molto dissimile dal modo di trarre gli auspici negli antichi oracoli.
Alla fine del 1600 il villaggio venne abbandonato e i suoi abitanti confluirono parte ad Orgosolo e parte ad Oliena, costituendo in entrambi i paesi lo strato più povero della popolazione. I due comuni si spartirono anche il territorio.
Gli Orgolesi si vantano di avere fatto la parte del leone durante la spartizione e quando capita l'occasione dicono volentieri agli Olienesi: "Su puddu nostru ha hantau prima",(1) perché loro, di buon mattino, al canto del gallo, si accinsero a costruire "sos tremenes", i confini, senza attendere i pastori di Oliena.
- Perché avete abbandonato il villaggio? - domando a ziu Antoni, un vecchio i cui avi provenivano da Locoe.
- A forza 'e disisperu,(2) - mi risponde, e comincia a raccontarmi l'origine della "disamistade" fra Orgosolo e Locoe.
Gli Orgolesi avevano i pascoli nel Supramonte, ma quando l'erba scarseggiava, le pecore scendevano al piano e spesso invadevano i territori di Locoe. Sistematicamente i "locoini" uccidevano le pecore, anziché restituirle ai proprietari.
Di qui l'origine di tanti mali.
Per tutta risposta i pastori orgolesi si vendicavano con rappresaglie, scorrerie, furti, incendi, omicidi. A poco a poco i Locoini, disperati, dovettero abbandonare le loro case.
Fra gli ultimi superstiti vi era "Su Majore", uomo coraggioso e tenace. Non voleva abbandonare il villaggio ed era rimasto con pochi abitanti, con sua madre e col suo cavallo. La madre, ogni qualvolta il figlio si allontanava dal villaggio, pregava, poi gli diceva a mo' di raccomandazione:
"Izzu meu, vonu ses, non t'inghirien duos tres !"(3)
Ma i pastori di Orgosolo erano decisi "a che los isperdere s'urtim'unu dae Lohoe".(4)
Riuscirono a rubargli il cavallo e lo fecero girare nei dintorni del paese con la corda che lo legava strisciante per terra. Seguendo le orme del cavallo e osservando i segni lasciati dalla corda, il Majore si convinse che la bestia doveva essersi slegata e allontanata da sola e si avventurò a cercarla.
In questo modo fu attirato in un agguato e ucciso.
Gli abitanti di Locoe che erano giunti ad Oliena si erano sistemati alla periferia del paese, in un rione chiamato "Sa Tiria".
Vivevano completamente separati dal resto della popolazione e scarse dovevano essere le relazioni. Usi e costumi non sempre corrispondevano. Anche l'idioma era diverso, più dolce ad Oliena, più duro a Locoe.
Erano guardati con una certa alterigia dagli Olienesi perché più poveri e diseredati. Unico luogo d'incontro doveva essere la chiesa, dove erano stati trasferiti i paramenti sacri, un antico crocifisso, i registri dei conti e una grande campana, dopo la morte dell'ultimo parroco di Locoe. Vivevano nello stesso paese senza amalgamarsi, come una casta chiusa. I matrimoni li combinavano fra loro, senza mai sposarsi con Olienesi.
La netta separazione di "sos tiriaglios", termine spregiativo con cui erano designati, é durata fino a circa trent'anni orsono.
Dall'archivio di Stato di Cagliari si desume che Locoe apparteneva alla curatoria Dore. Era detto anche Locòle e, durante la dominazione spagnola, Locoy.
Nel 1559 contava dodici fuochi, cioè dodici famiglie sottoposte al pagamento dei tributi. Nel 1678 i fuochi erano saliti a diciannove, ma calarono in seguito ad una spaventosa carestia avvenuta intorno al 1688.
Nel censimento che si fece dieci anni dopo il paese risulta completamente spopolato.. Non compare neppure nei censimenti del 1728 e del 1751, nonostante il Casalis lo dichiari abitato fino al 1810. Negli atti feudali si legge: "Giorno 4 detto Giugno. Oliena. 1782.
Si certifica d'essersi impiegato dodici ore del giorno d'oggi in terminare la visita, indicazione e designazione dei confini di Nuoro con questa villa (Locoe) ; in prendere le opportune memorie dei suddetti confini e delle notizie ed informazioni stragiudiziali del territorio demaniale di Locoe, villa distrutta nel presente secolo, il quale soleva darsi in accensamento al maggiore offerente, ma da cinquant'anni circa a questa parte si gode dagli orgolesi, come se fosse proprio del loro comune mediante l'annuo contributo di cento scudi all'azienda baronale ....
Firmato: Franciscu Cattide - Mayore desa villa deu Oliena
Ignazio Lippi - Sindicu desa villa deu Oliena. 1782"
Da questo documento e da altri simili, si deduce che il villaggio era spopolato già prima del 1732. Sfogliando l'ultimo libro della parrocchia di Locoe (Archivio parrocchiale di Oliena), il quale va dal 1643 al 1689, si legge che nel 1686 hanno fatto la confessione e comunione durante la Quaresima i membri di 16 famiglie, corrispondenti a 57 persone, tutti menzionati. Le famiglie non erano numerose. Ogni nucleo familiare era composto da tre a cinque persone. Dopo il 1689 le pagine risultano in bianco. Ciò fa supporre che la spaventosa carestia, che l'anno precedente aveva falciato un terzo degli abitanti del villaggio, non avesse risparmiato neppure il parroco.
Ma qualche famiglia, evidentemente non censita, pare abbia continuato a vivere a Locoe fino al 1760. Così risulta da un vecchio registro parrocchiale che va dal 1370 al 1760.

Testo di Dolores Turchi


Note
1. Il nostro gallo ha cantato prima
2. Per disperazione.
3. Figlio mio, sei abile, ma non ti assalgano in due o in tre
4. A disperderli fini all’ultimo da Locoe

 

 

Data di ultima modifica: 09/02/2017

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